Forse un Destino c’è. O forse c’è semplicemente un insieme di attitudini, di somiglianze. Non so se la nostra vita sia regolata da un fato già scritto, o se ce la scriviamo noi con le sole e semplici tendenze che ci caratterizzano. Non saprei dire.
So però che alle volte questo flusso va accettato, senza troppo sbraitare. Va accettata la corrente che ci conduce verso la nostra valle. Va accettata la tortuosità di questo “fiume che percorre una strada trevirgolaquattordici volte superiore al necessario, per giungere al mare”.
Forse ha ragione B. quando ci fa notare che frulliamo inutilmente per arrivare poi, alla fine, a quella che è –da sempre- la nostra Veranda. Ed è in questo girovagare che –spero- impariamo a Stare.
Non è così semplice ed immediato afferrare il momento in cui una radura deve farsi Casa. Il momento in cui non c’è più da prendere autobus, treni a vapore, autostop, ma c’è solo da Fermarsi e Stare. Fermarsi e posare lo zaino. Fermarsi e cominciare a costruire una qualche abborracciata capanna.
Ho spesso la paura di arrivare in quella radura, arrivare in Quella radura e non captare che è la Mia. Punto e basta. E’ la Mia, da secoli ormai. E lì fermarmi e vivere e stare e assaporare. (E’ una cosa da Sentirsi Dentro, nulla di troppo complicato).
Ho la paura di arrivare, vedere, non apprezzare e passare. Proseguire. Andar oltre, cercando –spasmodicamente- un prato più verde, una vista più bella, una vetta più alta. Un qualcosa in più, certo, ma che non è il Mio. Non so se mi spiego. E’ come entrare in uno splendido negozio, vedendovi un paio di scarpe magnifiche..ma che non sono le tue. Non le puoi comprare. Non c’è versi. Le ammiri, le adori, ci sbavi quasi sopra, ma non sono le Tue. Resteranno sempre un magnifico oggetto da vetrina mai calzabile.
Probabilmente quel prato verde che suppongo sia la mia radura non l’ho ancora trovato. O l’ho trovato e non l’ho visto. Oppure l’ho sempre pensato come “prato verde” e mai come “pezzo d’asfalto”, impedendo al mio occhio di caderci sopra e lì, incastrarsi.O forse è laggiù, all’orizzonte, che aspetta di essere raggiunto, dopo tanto affannare. E chissà che anche io non debba girare Pigreco volte prima di arrivarci.
Tutto serve –almeno si spera-…
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