domenica 30 agosto 2009

Vai a capire qual'è il Tuo Treno

Alle volte sento che un Destino c’è. Cioè, non lo So. Lo Sento e basta. O forse lo Spero e basta. Non so.
Diciamo che lo Spero. O lo Voglio. O lo Desidero. Insomma, mettetela come volete voi.
Perché un Destino ti dà Prospettiva, lungimiranza, occhio lungo e attento. Ti dà la forza per camminare, in salita e in discesa. Ti fa guardare al sentiero davanti e non ai tuoi scarponi logori.
Alla fine non ti fai troppi problemi se le cose non vanno o se il tuo Posto tarda ad arrivare. Sai che –prima o poi- ci sarà la Tua Occasione. E’ una cosa che ti semplifica molto la vita. E’ vero. E’ un po’ da “semplicioni”, son d’accordo.
Ogni tanto però si ha Bisogno di auto convincersi che si sta girando per incontrare –un giorno- il proprio treno. Non sappiamo quanto tempo dovremo trascorrere in stazione, libro alla mano. Sappiamo però che –prima o poi- il Treno passa. E dovremo essere bravi soltanto a svegliarsi, a salirvi e lì, trovare il nostro posto prenotato. Roba facile a dirsi.
Il problema arriva se sei in una Stazione con centinaia di binari e nessuna indicazione. O se scendi da una carrozza e devi prendere la coincidenza. Dove vai, quale prendi? Su quale sali e ti accomodi? Su quello più Bello o su quello Logoro che a malapena viaggia?
(E’ un bel casino, potete capire).
Puoi credere quanto vuoi nel Destino, nel curioso caso che ti porterà nella stazione -nella Tua stazione- Quel treno. Ma Lui arriva fino a un certo punto. Da lì in poi tocca al tuo Fiuto.
Ci vuole Intuito ed Intelligenza –e un po’ di fortuna- per azzeccare il Tuo treno. Non puoi sempre chiedere al macchinista se la direzione è giusta, se la destinazione va bene per te, se fa troppe fermate o troppo poche. Sa una mazza lui, alla fin fine. Sei te che devi sentire dove andare.
(E’ un bel casino, potete capire).
L’importante –alla resa dei conti- è aver Fiducia in quello stramaledetto treno. Prima o poi passerà. Cavolo, si deciderà ad arrivare. E va bene incazzarsi, urlargli contro –nella speranza che senta-, tirargli pure una manciata di ciottoli, nella foga di un grido. Il tutto senza mai perdere Attenzione e Prontezza. E continuo ascolto del cuore. Tutto il resto è superfluo.
Senza Attenzione infatti, non ci si accorge neanche di un piccolo Fiore che sboccia. E la nostra vita -forse- in questa piccola disposizione d’animo si nasconde.
Tutto sta nell’essere Attenti al Tuo Treno Scassato in arrivo al binario nove e tre quarti. (Sperando di non finire ad Hogwarts…).

(E comunque: E' un bel casino, potete capire).

venerdì 28 agosto 2009

Sembra d'essere nel Buio -Sembra-

Allora, il Buio non esiste. E questo è ormai assodato. Non si discute.
Ora però, esistono momenti in cui il Buio si avvicina. Non è che Sei nel Buio: semplicemente ti Sembra di esserci. Capite bene che la Sostanza cambia, ma la Percezione è la stessa –più o meno-.
Ecco, è da un po’ che mi sembra di essere nel Buio. Non so bene per quale stramaledetto motivo: non son granchè capace a dare spiegazioni. Ora come ora mi riesce solo di Percepire, Capire verrà prima o poi –si spera-.
E’ un Buio strano però. Un Buio che ti leva i riferimenti, che ti scaraventa in una dimensione aspaziale in cui non esistono appigli. Puoi solo stare in quella zona e volteggiare come in assenza di gravità. Basta, solo quello.
E –credetemi- non è una gran bella sensazione.
Probabilmente è il puro e semplice timore di fronte al tuffo nel nuovo. Forse è l’innocente tendenza a preferire il “Vecchio, Conosciuto e Rodato” al “Nuovo, Ignoto e Incerto”. Forse.
O forse è la mancanza di Prospettiva. E –in tal caso- la cosa mi preoccuperebbe alquanto. A me piace lo sguardo all’orizzonte, con i piedi sulla battigia certo, ma con l’occhio verso l’infinito.E se questa Prospettiva oggi manca..beh, c’è da masticarci un po’ su, rimboccandosi le maniche.
Ci sta che sia questa la mia Paura del Buio. O forse è questo oggi il Mio Buio.

sabato 22 agosto 2009

Qui, è tutto un Frullare

Forse un Destino c’è. O forse c’è semplicemente un insieme di attitudini, di somiglianze. Non so se la nostra vita sia regolata da un fato già scritto, o se ce la scriviamo noi con le sole e semplici tendenze che ci caratterizzano. Non saprei dire.
So però che alle volte questo flusso va accettato, senza troppo sbraitare. Va accettata la corrente che ci conduce verso la nostra valle. Va accettata la tortuosità di questo “fiume che percorre una strada trevirgolaquattordici volte superiore al necessario, per giungere al mare”.
Forse ha ragione B. quando ci fa notare che frulliamo inutilmente per arrivare poi, alla fine, a quella che è –da sempre- la nostra Veranda. Ed è in questo girovagare che –spero- impariamo a Stare.
Non è così semplice ed immediato afferrare il momento in cui una radura deve farsi Casa. Il momento in cui non c’è più da prendere autobus, treni a vapore, autostop, ma c’è solo da Fermarsi e Stare. Fermarsi e posare lo zaino. Fermarsi e cominciare a costruire una qualche abborracciata capanna.
Ho spesso la paura di arrivare in quella radura, arrivare in Quella radura e non captare che è la Mia. Punto e basta. E’ la Mia, da secoli ormai. E lì fermarmi e vivere e stare e assaporare. (E’ una cosa da Sentirsi Dentro, nulla di troppo complicato).
Ho la paura di arrivare, vedere, non apprezzare e passare. Proseguire. Andar oltre, cercando –spasmodicamente- un prato più verde, una vista più bella, una vetta più alta. Un qualcosa in più, certo, ma che non è il Mio. Non so se mi spiego. E’ come entrare in uno splendido negozio, vedendovi un paio di scarpe magnifiche..ma che non sono le tue. Non le puoi comprare. Non c’è versi. Le ammiri, le adori, ci sbavi quasi sopra, ma non sono le Tue. Resteranno sempre un magnifico oggetto da vetrina mai calzabile.
Probabilmente quel prato verde che suppongo sia la mia radura non l’ho ancora trovato. O l’ho trovato e non l’ho visto. Oppure l’ho sempre pensato come “prato verde” e mai come “pezzo d’asfalto”, impedendo al mio occhio di caderci sopra e lì, incastrarsi.O forse è laggiù, all’orizzonte, che aspetta di essere raggiunto, dopo tanto affannare. E chissà che anche io non debba girare Pigreco volte prima di arrivarci.
Tutto serve –almeno si spera-…

venerdì 21 agosto 2009

Piccozza e Ramponi a quota 500m

A quota 6000m, su un infinita distesa di ghiaccio, ogni vita è attaccata a sé stessa. Ci sono i compagni di cordata, ma la maggior sicurezza è la tua piccozza. Niente è più importante.
Hai il cammino, la vetta, la vita legati tutti al tuo moschettone d’acciaio. Ci sono i sostegni, le grida d’incoraggiamento ma le gambe devono procedere da sole.
Sei solo in mezzo al freddo gelido. Tu e la montagna. Tu e il colosso di ghiaccio. Nessun altro.
E così ti rendi conto che il tuo destino dipende dai tuoi passi, dalla fermezza con cui pianti il rampone a terra.
Possono spingerti il morale, ma solo la tua forza ti porta a toccare la cima. Solo la caparbietà ti permette di tornare al campo base sano e salvo.

E spesso –troppo spesso-, anche io mi sento in mezzo al K2, anche se a quota 500m. Anche se l’umidità è fitta come la nebbia, il caldo m’asfissia e la voglia di fare si condensa in una pozza di sudore.

giovedì 20 agosto 2009

Abitutati a Stare Soli

Alle volte siamo troppo abituati a Stare Soli. E’ un bel casino, credetemi. Con il tempo si impara a ritmare ogni singolo istante della nostra giornata sui nostri bisogni, sulle nostre necessità. Si guarda agli altri, sì, ma con occhio sempre un po’ distaccato. Alla fine ci si fa caso il giusto.
E quando si arriva a non voler essere più Soli si fatica, parecchio. Dopo aver capito che il metronomo è su un altro tempo…c’è da sincronizzare!
Non è così facile trasformare due tempi in uno solo, due ritmi in uno solo, due andature in una sola. E’ un bel casino, credetemi. Si rischia di far saltare le orecchie che ascoltano quel lento andare di passi sull’asfalto. Si rischia di farle saltare letteralmente per aria. Poi i danni si contano a occhio, sulla pelle.
Forse abbiamo imparato troppo bene a Stare Soli, per troppo tempo. E ci vuole tempo per armonizzarsi sul ritmo di chi ti sta accanto. Soprattutto, ci vuole Pazienza.

Inaugurazione

Benvenuti a tutti, belli e brutti.
Benvenuti su questo nuovo spazio, su questa piccola pagina di Brindisi vari.
Grazie a chi entrerà qui per Ridere, chi per Sorridere, chi per Infamare, chi per Ascoltare, chi per Gridare.
Grazie a chi vorrà lasciare un pezzo di sè, a chi se ne andrà senza lasciare il proprio commento, a chi non leggerà neanche.
Buon Viaggio a tutti voi.

PS Se commentate -mi raccomando- non guidate, sennò vi ritirano la patente...