domenica 11 ottobre 2009

Punteggiatura - l'essenza nascosta del nostro Essere-

Spesso non abbiamo un Posto preciso. Tantomeno impersoniamo un Ruolo o una posizione sociale.
Spesso siamo pura, semplice, rarefatta Punteggiatura. Tutto qui: dei meri segni intrisi di un qualche strano significato.
Possiamo somigliare ad una Virgola. Rappresentare un passaggio, una pausa. O molto più banalmente una presa veloce di fiato prima di proseguire nel discorso. Così come arriviamo ce ne andiamo, nel silenzio di un infinitesimo attimo di vita. Arriviamo dopo una parola –spesso importante- e diamo lo slancio ad un’altra che va compiendosi. Spingiamo, facciamo fluire e ritmare il discorso. Ecco fatto, finito il nostro compito.
In alternativa possiamo incarnare un Punto fermo. Lì la sosta è più lunga: non siamo di passaggio, non siamo futile ornamento. Al nostro fianco la vita si ferma un po’, si riposa e si ristora. Chiudiamo una parentesi, le diamo un senso, doniamo un piccolo tocco di sale ad un discorso che probabilmente mai si compirebbe. Separiamo i discorsi e li aiutiamo a sanare le ferite del loro lavoro. Abbiamo stabilità, certezza, posizione fissa e duratura. Non voliamo via con il primo tocco di penna, anzi.
Possiamo essere un Punto Esclamativo. Raccogliere in noi l’ebbrezza di un momento, la gioiosa maestosità di una fuga nell’infinito. Avvolgere di passione istanti di esistenza che appaiono così eterni, così belli, così intoccabili. Laviamo via le macchie di una quotidianità abulica per pochi minuti, giusto il tempo di disilludersi della futilità di tutto ciò. Il cinismo riporterà poi il tutto su un piano “normale”, con implacabile inevitabilità. Ma intanto il nostro volo si è compiuto, toccando il cielo con un dito, sentendo nel naso l’odore di aria rarefatta. Abbiamo goduto –per un attimo- o abbiamo fatto godere.
Oppure –amaro gioco del destino- possiamo essere un Punto Interrogativo. E qui il gioco si complica, parecchio. Non si sa cosa rappresenti, se non un simbolo d’incertezza, di dubbio, di incoscienza. Non si sa il preciso valore che dà alla frase. Tutto si gioca intorno all’intonazione, alla lettura, all’interpretazione soggettiva del lettore. Non c’è alcun valore di sicurezza. E’ lì, sospeso fra la realtà e la possibilità, fra l’essere e il non essere, fra la vita e la morte. Un accordo sospeso, un fiume stagnante, una palude melmosa. C’è, si vede, si può toccare. Ma non si capisce bene dove vada, o a cosa serva, o cosa significhi –per noi-. Sentiamo che c’è e a ciò ci limitiamo. E qui la Paura ci avvolge, ci turba e ci inquieta: temiamo ciò che non conosciamo, ne siamo maledettamente spaventati e –dunque- limitati. Un Punto Interrogativo ha addosso quella sottile linea di confine fra il reale e il non reale, fra la verità e la falsità. C’è, ripeto, non si discute. Il problema sta nel Come e nel Cosa Voglia Significare quel girigogolo snodato sopra un puntino.
E probabilmente nella vita son questi che ci fanno casino, che ci scombussolano il normale susseguirsi dei giorni. Il discorso fila liscio fin quando non ci imbattiamo in uno di questi maledetti Punti. E lì ci piantiamo –arenati nel fango- in attesa di uscirne con un colpo di reni o con una fune di un amico. O forse basterebbe accettarli, imparare a conviverci e dar loro un Significato semplice, tutto Nostro.

3 commenti:

  1. ma lla fine tutta la punteggiatura è necessaria, apparte strani e complicati casi letterari, la punteggiatura serve come l' aria che respiriamo, servono virgole-un' infinità di virgole-per mettere su carta i pensieri, sviluppali senza ci sarebbe sempre un "fascio di impressioni" spezzati brutalmente da punti. Insomma sia quel che sia ma la punteggiatura è bella da usare perchè serve tutta!!!
    bravissimo carlo!!!!!

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  2. Ci ho pensato:
    La punteggiatura fa parte di un patrimonio simbolico. Utilizziamo il simbolo di interpunzione per regolamentare un discorso (inizio, pausa breve, pausa lunga...).
    Sono regole da rispettare (in genere), strumenti importanti. Ma quando il messaggio diventa schiavo della punteggiatura, quando si deve rinunciare alla personalità per mettere bene le virgole, le regole diventano limiti.
    Secondo me: colui che dimostra di aver compreso le regole del linguaggio, può permettersi di non rispettarle.

    Ovviamente, prima di scrivere come cazzo ci pare, ci converrà imparare ancora, ed essere un po' più precisini :-)

    Per la punteggiatura viva di cui parla Carlino, credo che esistono molti più Punti&Virgole; più ibridi bizzarri in strada, che non nei libri.

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  3. Mi fa sorridere pensare alle persone come punteggiatura, è una simpatica intuizione. Punteggiatura...spesso ci troviamo a incarnarne l'essenza, il significato, spesso la contingenza ci porta a diventare come punti, e virgole, e domande. Giochiamo con quella parte di mondo che per un po' ci appartiene dirigendone l'andamento, o semplicemente mettendo noi stessi a sua disposizione. E non è poco cio' che facciamo: senza frecce nè riferimenti il mondo sarebbe un'orchestra muta.
    Francesca :)

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